PROTESI PARZIALI O TOTALI DI PIEDE
Amputazione di Lisfranc
Nelle amputazioni di Lisfranc, come nelle amputazioni transmetatarsali (non trattate in questo manuale perchè poco effettuate) è fondamentale che esista una buona copertura di cute plantare per evitare la comparsa di ulcerazioni a livello del moncone.
Lo squilibrio muscolare è maggiore rispetto all’amputazione transmetatarsale, risultando più difficile compensare la tendenza all’equinismo del moncone.
Per la protesizzazione di piede, a causa delle dimensioni del moncone, si possono utilizzare solo componenti di tipo tradizionale e/o protesi al silicone di nuova concezione.
Amputazione di Chopart
Il piede con un’amputazione a livello dell’articolazione di Chopart può presentare delle difficoltà alla protesizzazione, poichè esiste un notevole squilibrio muscolare che tende a collocarlo progressivamente in equino e varo. Per evitare questo inconveniente, alcuni chirurghi consigliano di associare all’amputazione un’artrodesi tibioastragalica. Anche in questo tipo di amputazione si possono utilizzare solo componenti di tipo tradizionale, delle protesi per i diversi livelli di amputazione della tibia.
Il collocamento assiale del moncone stabilisce la statica della protesi.
Caratteristiche Tecniche
La costruzione della protesi si realizza ottenendo un modello negativo del moncone. La posizione di questo al momento di realizzarlo, deve essere di 85-90° in relazione alla gamba e deve essere corretto in caso esista, il varo del calcagno. Questa parte si costruisce con un sostegno interno di poliestere laminato e rinforzato con strisce di fibra di carbonio, allo scopo di controllare la mobilità della subastragalica. La protesi lateralmente si stende fino sotto i malleoli. Nella sua porzione anteriore viene utilizzato un materiale flessibile, generalmente pedilin, che permette il normale svolgimento del passo ristabilendo l’appoggio del piede grazie alla sua adeguata flessibilità.
Viene poi ricoperta di latex liquido che, una volta solidificato, le conferisce un aspetto più accettabile. L’applicazione della protesi, grazie alla sua elasticità, si realizza in modo semplice e permette al paziente di utilizzarla con una calzatura normale.
Amputazione di Pirogoff
Questo tipo di amputazione non è più effettuata, a causa delle difficoltà che presenta la tecnica chirurgica in quanto risulta difficile mantenere il calcagno in buona posizione. Dal punto di vista del Tecnico Ortopedico è complicato realizzare un’ottima protesi sia sotto l’aspetto funzionale che estetico e si possono utilizzare solo protesi tradizionali.
PROTESI PER AMPUTAZIONE DI SYME E PIROGOFF
Amputazione di Pirogoff
Questo tipo di amputazione non è più effettuata, a causa delle difficoltà che presenta la tecnica chirurgica in quanto risulta difficile mantenere il calcagno in buona posizione. Dal punto di vista del Tecnico Ortopedico è complicato realizzare un’ottima protesi sia sotto l’aspetto funzionale che estetico e si possono utilizzare solo protesi tradizionali.
Amputazione di Syme
Costituisce un livello eccellente, sempre che venga realizzata con una rigorosa tecnica chirurgica. È indispensabile la conservazione della cute del tallone, che è la più idonea a sopportare il carico e che allo stesso tempo conserva la sensibilità propriocettiva e consente all’amputato di muoversi senza alcun apparecchio protesico, almeno in ambiente domestico. Essa può generare un accorciamento da 4 a 7 cm.
La Syme rappresenta il passaggio dalle amputazioni del piede a quelle transtibiali. Per questo, le sue indicazioni sono numerose, potendosi utilizzare in malformazioni congenite, piedi ischemici, in alcuni casi di mielomeningocele, etc.
Dal punto di vista protesico, si possono realizzare solo protesi tradizionali, ed il carico del paziente si realizza sul moncone. In molti casi preferiamo una protesi ad appoggio prepatellare, come succede nelle protesi per i diversi livelli di amputazione della tibia. Il collocamento assiale del moncone stabilisce la statica della protesi. Nella zona più stretta dell’invaso corrispondente alla zona sopramalleolare si apre un’ampia fenestratura che può essere laterale o posteriore affinchè la parte distale più larga del moncone si possa introdurre nel l’incasso senza difficoltà. La chiusura si realizza con un tappo di plastica laminata che si fissa con velcro o viti.
In entrambi i modelli la parte terminale viene sostituita con un piede Sach, la cui zona superiore, ove alloggia ed appoggia la base del moncone, si abbassa a forma concava in modo che si adatti alla porzione terminale convessa dell’invaso. Si controllerà che il paziente, una volta protesizzato, abbia entrambi gli arti inferiori della stessa lunghezza. Per questo alcune volte sarà necessario collocare un rialzo nell’estremità controlaterale quando la lunghezza della protesi, per ragioni tecniche, superi la lunghezza della gamba sana.
Una volta fissato il piede all’invaso, si dà un ultimo strato di laminato rinforzato in carbonio per dare più resistenza nel punto di unione dell’elemento della gamba con il piede, per evitare l’azione di conflitto che si produce nella marcia e che può essere causa di rottura.