- Convegni
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Negli ultimi anni il settore dei disturbi cognitivi e delle demenze è andato incontro ad un profondo processo di revisione, concernente aspetti neurobiologici, dimensioni diagnostico-terapeutiche e prospettive organizzative e gestionali.
I progressi delle neuroscienze, ad esempio, hanno gettato luce sulla genetica e sulla fisiopatologia, permettendo di identificare cause e meccanismi che vanno al di là dell’ormai semplicistica visione, come nel caso della malattia di Alzheimer, di una patologia essenzialmente amiloidopatica. Un profondo cambiamento è avvenuto sul piano della diagnostica sia clinica che strumentale.
L’attenzione si è sempre più spostata verso le fasi prodromiche di malattia, anche attraverso la minuziosa caratterizzazione di sintomi e segni premonitori o strettamente associati alle sindromi cognitive.
Il supporto delle neuroimmagini morfologiche e funzionali, pur con i noti limiti di validazione, ha consentito di offrire una maggiore consistenza e predittività all’orientamento clinico; situazione analoga a quella dei biomarcatori liquorali e, in un prossimo futuro, di quelli sierici.
Tra gli obiettivi di questa convergenza di approcci diagnostici rientra la selezione e la profilazione dei pazienti candidati alle terapie disease modifying di probabile prossima immissione in repertorio terapeutico.
Le nuove terapie rappresentano un’ulteriore sfida politico sanitaria.
I costi del farmaco e la gestione delle strutture dedicate comporteranno una rilettura globale della organizzazione dei Servizi.
Ciò senza sottrarre risorse alla gestione dei pazienti che non potranno avvalersi dei trattamenti farmacologici e/o affetti da patologie rare, a cui andranno parimenti garantite tutte le opportunità di natura riabilitativa, psico-sociale e di supporto.